E se Michelangelo avesse avuto un canale YouTube?

di Maddalena Perego, modificato da Carola Sabbadini e Leni Durante


“Immagina se Michelangelo avesse potuto mettere su Facebook il video in time-lapse della realizzazione del David” afferma Jago, all’anagrafe Jacopo Cardillo, scultore italiano diventato famoso grazie al web. Sui social, Jago mostra il dietro le quinte del suo lavoro perché crede che “il making-of a volte è più interessante dell’opera stessa”.

L’artista spiega che la sua passione per l’arte, in particolare per la scultura, è nata quando era bambino. Il suo interesse deriva dall’incredulità davanti all’abilità di uomini comuni di estrapolare un’immagine da un materiale solido e resistente come il marmo. Per lui, la creazione dell’opera d’arte è un atto di coraggio, valore di cui le persone hanno bisogno. 

Si iscrive all’Accademia delle Belle Arti, ma l’abbandona prima ancora di terminare gli studi. Per questo motivo, Jago si considera un artista autodidatta, con un suo modo particolare di lavorare: gli strumenti che usa sono una fresa e un’aspirapolvere che aspira in tempo reale. 

Ciò che mi ha entusiasmato della sua arte è l’amore che traspare nel sentirlo parlare delle sue opere. Jago afferma che l’arte è la forma di restituzione più bella che noi esseri umani possiamo dare al mondo.

Tra le sue opere, quella che a mio avviso ha una forte carica emozionale è “Il Figlio Velato” opera ispirata al “Cristo Velato” di Giuseppe Sanmartino (1720 – 1793). Il progetto, partito nel 2017, si è concluso a dicembre 2019 e l’opera è stata inaugurata nella Chiesa di San Severo (Napoli). A differenze dell’opera di Sanmartino, “Il figlio velato” non è un’immagine religiosa, ma un’immagine di protesta. Jago denuncia le stragi, la criminalità e le ingiustizie del mondo, le cui conseguenze ricadono sugli innocenti. Ciò che più mi rattrista è sapere che nessuno in Italia abbia sostenuto il suo progetto, motivo per cui l’opera è stata realizzata in America. 

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Il Figlio Velato, Jago (2019)
Chiesa di San Severo (Napoli)

A seguito del successo riscosso da quest’opera, spero che Jago, così come altri futuri artisti, non siano costretti a lasciare il nostro Paese e che vengano capiti ed apprezzati anche in Italia e non solo all’estero. 

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Jago davanti alla sua opera nella Chiesa di San Severo (Napoli)

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